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“What? Yet another women’s revolt?” -  Lo Shopping a Luleå

Questa mostra-performance porta alla luce le vicende di uno dei capolavori
meno considerati dell’architettura svedese del secondo dopoguerra, il primo Shopping Mall al mondo costruito per tale fine.

l'evento, in particolare, si sofferma sul come questo edificio sia stato vissuto e modificato proprio dal gioco di riassetto sociale, tanto da renderlo protagonista di intense discussioni sulla ridefinizione dell'identità di genere.

a cura di Stefano Tornieri, Roberto Zancan, Cecilia Zavagno

foto-ritratto Stefano Tornieri e Roberto Zancan, curatori della mostra " Lo Shopping a Luleå"

In un saggio, celebre per aver ridefinito il rapporto tra femminismo e architettura, Mary McLeod ha fatto notare come Foucault, nell’articolare il concetto di eterotopia “sembra aver espresso un disprezzo inconscio per gli aspetti della vita quotidiana come la casa, il parco pubblico e i grandi magazzini,che sono state invece delle province in cui le donne hanno trovato non solo
oppressione, ma anche un certo grado di conforto, sicurezza, autonomia e perfino la libertà.”


Lo sfondo di questa mostra è un opera dell’architetto inglese naturalizzato svedese Ralph Erskine, chiamato Shopping, inaugurato nel settembre 1955 a Luleå, un centro abitato ai margini del Circolo Polare Artico dove si concentra la gran parte della popolazione del Norrbotten.

 

Con la sua posizione difficilmente
raggiungibile, questo edificio è stato scarsamente considerato dalla critica architettonica, che si è interessata ad esso solo per indicarlo come qualcosa che non era: il primo centro commerciale (shopping mall) della storia. A dispetto
del nome l’edificio è infatti piuttosto assimilabile a un passage, una galleria commerciale priva di parcheggi sotterranei e di accessi automobilistici, collocata
nel pieno centro della città.

L’importanza dell’edificio non sfuggì invece alla regista Mai Zetterling – la prima regista donna a vincere nel dopoguerra un premio per la direzione alla Mostra del Cinema di Venezia con il cortometraggio War Game (1962) – che vi ambientò le sequenze decisive di Flickorna (Le ragazze, 1968), pietra miliare della promozione di una cultura della parità e dell'uguaglianza tra i sessi (da cui è presa la battuta che dà il titolo alla mostra).


Contrapponendo la proiezione di questa trasposizione cinematografica della Lisistrata di Aristofane alle trasfigurazioni dell immagini promozionali e documentarie conservate negli archivi che a vario titolo restituiscono il passato della galleria commerciale, la mostra intende rendere esplicita la contestazione
all’immagine stereotipata della “donna svedese” che si afferma sulla scena internazionale, e più in particolare in quella del cinema italiano, a partire dalla fine degli anni Cinquanta.


Per prendere coscienza, fisica e corporale, di quanto l'architettura di Shopping sia stata e continui ancora oggi ad essere un campo di confronto e ridefinizione dell'identità di genere, coloro che visiteranno la mostra avranno la concreta possibilità di tracciarne il complesso atrio interno e di confrontarlo
direttamente con figurine, macchiette e raffigurazioni umane d’epoca, dando vita alla performance di una vera e propria “veduta animata”.

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